Testimone D'Accusa regia di Billy Wilder
ThrillerSir Wilfrid, famoso e stimato avvocato penalista, esce dall’ospedale dopo un brutto infarto : i medici prescrivono riposo e tranquillità e Miss Plimsoll, la sua infermiera, lo bracca come un fuggitivo per costringerlo a non sforzarsi. Appena rientrato in studio riceve la visita del collega Mayhew che vuole affidargli la difesa di uno squattrinato accusato di omicidio, Leonard Vole.
Il giovane viene prontamente arrestato dalla polizia ma la moglie non pare troppo turbata dall'accaduto e Sir Wilfrid, incuriosito da questo atteggiamento e dalla vicenda, decide di assumere la difesa...
Agatha Christie amava ripetere che questo film di Billy Wilder, girato nel 1957, era di gran lunga il migliore tratto dai suoi lavori. Mai giudizio fu più azzeccato : un incredibile cast, composto dal grande Charles Laughton (Sir Wilfrid), dall’angelo azzurro Marlene Dietrich (la moglie di Vole), dal tenebroso Tyrone Power, qui all’ultima prova (Leonard Vole) e da un’ispirata Elsa Lanchester (Miss Plimsoll), ci fa immergere in un grande meccanismo narrativo, perfetto e dall’esito sorprendente, recitato magistralmente e diretto con maestria e ironia.
È una pellicola della Hollywood classica, ricca di dialoghi e monologhi pieni di sfumature, con inquadrature statiche e scene molto lunghe, ambiente ideale per attori di così grande livello, liberi di esprimere la loro maestria, la loro espressività. Laughton è perfetto per la parte e riesce a conferire al film quella vena comica del tutto inaspettata in un legal thriller ma tipica dei film di Wilder, dove anche in un dramma c’è l’ironia, la sfumatura divertente, sempre garbata e mai sguaiata. Tyrone Power interpreta per la prima volta in carriera un personaggio ambiguo e falso, incapace di salvarsi con le proprie mani e costretto a ricorrere agli espedienti di una splendida Marlene Dietrich. Per mostrare le sue splendidi gambe (ancora più degne di note se consideriamo l’età dell’attrice, 56 anni. Incredibile) il regista ideò uno spettacolo di cabaret nella Germania del dopoguerra, scena del tutto inutile per lo svolgimento dell’opera ma certamente memorabile, così come il lungo interrogatorio finale con doppio colpo di scena. Da segnalare anche la prova di Elsa Lanchester (nella vita moglie proprio di Laughton), candidata sia al Premio Oscar che al Golden Globe per la sua interpretazione.
L’intreccio, i capovolgimenti e le continue sorprese tengono vivo l’interesse dello spettatore, mettono a prova la sua intelligenza e la sua capacità di scoprire l’assassino, come nei migliori romanzi gialli. Dal primo all’ultimo minuto permane il dubbio e la ricostruzione della vicenda da parte di Vole acuisce ancora il dilemma : sfortunata coincidenza o diabolico piano criminale ?
Un legal thriller (forse il migliore dell'intera storia del cinema, insieme a La parola ai giurati di Sidney Lumet, sempre del '57) che appassionerà gli amanti del genere, gli ammiratori dei grandi attori di un tempo che non c’è più e del dramma ben recitato e straordinariamente sceneggiato. Molto interessante, almeno per un novello giurista come il sottoscritto, la conduzione processuale della vicenda, tipico esempio di quel trial di common law che alcuni auspicano anche per il processo penale italiano.
Tweet